Tossicità online: quando è un problema e come difendersi
La vedete quella in foto? La piccola ranocchietta dorata che apre questo articolo dal titolo in stile "Do It Yourself" è chiamata "Rana Freccia", nome scientifico della Phyllobates terribilis, un anfibio dalla tossicità elevatissima, le cui tossine sono così potenti che in passato gli Indios le usavano per preparare frecce avvelenate.
Perché ve lo sto dicendo? Essenzialmente perché abbiamo, da ormai molti anni, l'esempio più palese della tossicità umana palesata attraverso le nostre interazioni sul web. Una volta sarei sembrata una blogger di tutto rispetto scrivendo "le insidie del WWW", ma persino quel termine è ormai parte di un passato fatto di ingenuità e, probabilmente, una concentrazione di tossicità molto meno elevata di ora.
Delle motivazioni di questi cambiamenti possiamo discuterne qui o altrove per molto tempo, ma forse è il caso di capire meglio quando la tossicità online diventa un problema e come comportarsi di fronte a un fenomeno che può davvero colpire nel profondo, sfociando in veri e propri deterioramenti della salute mentale che, appena ci togliamo dalla tastiera o dallo schermo del cellulare, ci rendiamo conto provenire proprio dai nostri scambi su internet.
Social e messaggistica istantanea: se la tossicità ha categorie
Quando parliamo di "tossicità" è cosa comune credere che si stia parlando dei classici commenti che troviamo su Facebook o Twitter, con "opinioni" che non sono altro che bile e vomito in forma scritta. In effetti anche quella è una forma di tossicità, che chiamiamo specificatamente bullismo, e-peen, citando teorie sofisticate, effetti Dunning-Kruger, tiriamo fuori Umberto Eco... quando l'unica realtà è che avere uno schermo e una connessione significa poter insultare gratuitamente qualcuno senza aspettarsi grandi conseguenze, a dispetto di quello che molti vogliono far credere. Subire punizioni per il proprio comportamento online è quasi un mito, per cui occorre inseguire con una certa determinazione l'obiettivo, spesso passando dall'indifferenza di istituzioni e forze dell'ordine.
La vera tossicità, tuttavia, quella peggiore, si sviluppa nei sistemi di messaggistica istantanea. Sicuramente fra chi sta leggendo c'è chi ha conosciuto i temuti "gruppi" di Whatsapp, Telegram o Discord. In questi piccoli (talvolta esageratamente grandi) condomini virtuali anche il più innocente degli utenti ha il potenziale di trasformarsi in quella piccola ranocchia gialla che, pur sembrando apparentemente innocua, possiede in realtà una riserva di veleno potentissimo.
Questo significa che abbiamo essenzialmente due tipi di tossicità: una tipica da social, completamente pieni di individui razzisti, intolleranti, che utilizzano internet come un tempo si utilizzava il bar vuoto e le 10 birre per farsi compagnia, che convive insieme al più "velenoso" comportamento tossico da messaggistica immediata, che può collimare al semplice bloccare la persona o continuare nei reati che abbiamo dovuto istituire appositamente per la massiccia migrazione della nostra vita nelle (onestamente, tristi) interazioni online: revenge porn, violazione di privacy, furto d'identità e la lista varia di reati virtuali.
Quando la tossicità diventa un problema
Se è pur vero che questi eventi sono sempre fastidiosi, probabilmente c'è da stabilire una sorta di "soglia" oltre cui la tossicità diventa effettivamente un problema.
Purtroppo, infatti, dobbiamo renderci conto che il famoso detto "la mamma dei deficienti è sempre incinta" sul web diventa una pura realtà. Statisticamente, per via dell'enorme numero di persone che frequentano i social e i luoghi di ritrovo virtuali, uno o più idioti appariranno sempre e comunque. Tutto "boils down", come dicono gli inglesi, al savoir-faire che possediamo nell'evitare di farci provocare o trascinare in discussioni inutili.
Non sempre, infatti, possiamo semplicemente "bloccare" la persona con cui stiamo avendo un brutto episodio, magari perché la conosciamo personalmente e non vogliamo si offenda, oppure per altri motivi. In questi casi la tossicità diventa un problema perchè è come un veleno di cui non possiamo sorseggiare l'antidoto, con il rischio di finire per trasportare fuori dallo schermo le brutte sensazioni e la negatività che abbiamo assorbito online.
Come si evita tutto questo? In realtà l'unico vero "antidoto" rimane lo stare lontani dalle situazioni che ci sembrano palesemente una fonte di guai, sforzandosi di non cedere alle provocazioni. Uno dei primi segni di una persona tossica, online o meno, è vedere la violenza delle parole che usa: più queste sembrano attrarre una sorta di "risposta", più è probabile che sia esattamente quello lo scopo.
Si può fare qualcosa per contrastare la tossicità dal web?
Assolutamente sì. Se i social non guadagnassero sulle interazioni giornaliere e quindi non fosse contro il loro interesse disinnescare le discussioni tossiche, sarebbe tutto molto semplice: chiudere momentaneamente i commenti, silenziare qualche ora o giorno le persone e tutto ciò che ora come ora sui social si fa unicamente per cose che probabilmente di presenza sarebbero penalmente perseguibili.
Sui sistemi di messaggistica istantanea invece è necessario che i moderatori e gli admin dei posti dove siamo applichino le regole che istituiscono, stilandole con una certa cura, facendo attenzione a includere nella lista diversi punti per disincentivare il bullismo, la discriminazione e il bullismo virtuale. Tutto questo viene effettivamente fatto? Ovviamente no, tranne in gruppi davvero giganteschi dove è persino complicato leggere un messaggio in mezzo alla tempesta di scritte che si susseguono.
Il mio augurio, cari INTERNAUTI (da quanto volevo scriverlo in un blog), è che troviate sempre la giusta via per non farvi "inquinare" il sangue da questa tossicità che, invece che diminuire, sembra anzi andare aumentando inesorabilmente nell'indifferenza generale di social e tutti noi, che stiamo lentamente venendo anestetizzati ed esposti continuamente alla massiccia presenza di "haters" e semplici fancazzisti con troppo tempo libero e troppe tossine in corpo. Un sorsetto di veleno al giorno non ci rende immuni: ci uccide, lentamente.
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